Maria consegna il Rosario a San Domenico, Chiesa di Bosco Chiesanuova, Altare della Madonna del Rosario
Le notizie storiche sulla nascita e sull’evoluzione della preghiera del Rosario sono innumerevoli ed emergono nelle vicende della Chiesa a volte in maniera precisa e luminosa, altre volte come cenno legato alla devozione di qualche santo. Non è semplice ricostruirne un percorso coerente e certo. Proviamo comunque a raggranellare qualche notizia per avere un’idea di quanto sia antica e radicata nella spiritualità cristiana questa devozione.
Già nel 1100 i filosofi di Chartres parlano di una devozione mariana simile al Rosario, ma ancora essa non ha questo nome.
In modo più specifico però, la nascita del rosario deve essere messa in relazione ad un’esperienza mistica di San Domenico di Guzmán. Racconta Alano della Rupe, Domenicano bretone, che il suo santo padre fondatore ebbe nel 1212 una visione. Mentre pregava, chiedendo la forza e la sapienza necessarie per combattere l’eresia albigese, Domenico ebbe una visione. La Madre di Dio gli apparve e in risposta alla sua richiesta gli consegnò il Rosario. Da allora questo fatto è stato spesso raffigurato nei capitelli e negli altari dedicati alla Vergine, per suggerire al popolo di Dio questa preghiera. Anche nella nostra chiesa parrocchiale, l’altare dedicato alla Madonna del Rosario ricorda questo fatto con un bassorilievo.
Da questo momento in poi le testimonianze si moltiplicano. La vita di San Domenico stesso è caratterizzata da fatti legati alla preghiera del rosario, ma la devozione si diffonde presto anche tra i fedeli.
Pochi anni dopo l’esperienza mistica del santo, nelle “Cantigas de Santa Maria”, il re di Castiglia e Leon, Alfonso X detto il saggio, loderà la Vergine Santa chiamandola «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi, dei cieli via (…)».
Un balzo nel tempo e troviamo san Filippo Neri, che nel suo oratorio a Roma insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre e a cantare le sue lodi,
Un altro balzo in avanti e siamo nel 1677, quando il noviziato di Fiesole, fondò una sorta di confraternita denominata “Comunella”. Riferisce la cronaca dell’archivio di San Domenico che «essendo giunte le feste di maggio e sentendo noi il giorno avanti molti secolari che incominiciava a cantar maggio e fare festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo cantare anche noi alla Santissima Vergine Maria….».
Il legame tra il mese di Maggio e la devozione mariana viene però da un Gesuita, Padre Annibale Dionisi, nato a Verona nel 1679 e morto nel 1754. Uomo di povertà, di pietà e di pazienza, egli pubblicò a Parma uno scritto dal titolo: “Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei”. Nel testo vi è anche una novità. Egli infatti invitava a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa “per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine”.
Poco meno di cento anni dopo, a raccontare con tratti di profonda spiritualità, e a raccomandare con grande calore la devozione alla Vergine Maria, sarà San Luigi Maria Grignion de Montfort. Il suo “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” è un vero e proprio trattato su Maria, sul suo posto nella storia della salvezza, sull’importanza e la forma autentica della preghiera a lei, in particolare con lo strumento del rosario.
Molti santi poi sono stati promotori di questa devozione, come non ricordare ad esempio San Giovanni Bosco con la sua raccomandazione di pregare il rosario, e con l’esortazione ai ragazzi a pregare almeno tre Ave Maria ogni sera prima di dormire.
Nella storia recente sono i Papi ad aver dato costante impulso alla devozione del rosario e al mese di Maggio con il magistero e con il loro esempio concreto.
Il Santo papa Paolo VI, conosciuto per la più famosa esortazione apostolica “Marialis cultus”, vero gioiello della devozione a Maria, è autore di altri due scritti preziosi. L’enciclica “Mense maio” dove invita a pregare la Madonna per il felice esito del Concilio e per la pace nel mondo, e dove indica maggio come «il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione.
L’enciclica “Christi Matri”, nella quale rinnova l’invito accorato a pregare Maria perché ottenga al mondo il dono della pace.
San Giovanni Paolo II caratterizzerà l’intero suo ministero episcopale e petrino con la devozione a Maria, sintetizzata nel suo motto, preso dal trattato Montfort “Totus tuus”, tutto tuo! Egli torna moltissime volte sul tema della devozione Mariana, nelle catechesi e negli scritti. Ne ricordiamo due in particolare: l’enciclica “Redemptoris Mater” sulla Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa in cammino, e la lettera apostolica “Rosarium virginis Mariae” sul santo rosario, nella quale tra l’altro egli aggiunge ai misteri tradizionali un nuovo ciclo di meditazioni sulla vita pubblica di Gesù.
Anche Papa Benedetto XVI e Papa Francesco hanno più volte raccomandato con le parole e con l’esempio la devozione a Maria e la preghiera del Rosario.